lunedì 21 giugno 2010

TINKU FESTIVAL: SANGUE PER LA TERRA

 

Una tradizione che lascia molti interdetti e contrariati. Si tratta di una lotta, non un'arte marziale, ma un vero combattimento dove una delle cose che conta di più è lo spargimento di sangue. Lo scenario sono le Ande della Bolivia, intorno alla cittadina mineraria Potosì, dove ogni anni, come millenni or sono, si incontrano i villaggi della zona per ripetere un rituale per la Pacha Mama e per assicurarsi un raccolto rigoglioso nell'anno alle porte.

I partecipanti sono gli abitanti dei villaggi rurali, sia uomini che donne. Non è infatti raro vedere le tipiche cholitas con le loro gonne voluminose e le lunghe trecce nere partecipare a questo strano incontro. Incontro forse è la parola giusta, visto che Tinku nella lingua degli Inka significa proprio incontro. Anche se chiunque vi potrà assistere sarà consapevole di avere davanti agli occhi uno scontro diretto. A dire il vero non è facile partecipare a questi raduni per chi non è indigeno, non gli animi si scaldano facilmente e la presenza di turisti non è vista di buon occhio.

Come avviene l'incontro-scontro? Intorno ad un cerchio di folla curiosa e impaziente due sfidanti di due villaggi vicini combattono nel tentativo di spargere a terra il sangue che verrà inteso come offerta alla Pacha Mama. Più è violento lo scontro più sarà ricco il raccolto. I due combattenti si pongono a braccia tese sulla testa e sulla parte superiore del corpo e iniziano la lotta con movimenti che sono ripresi anche dalla tradizionale danza tinku. Tutto questo avviene in un contesto di festa, i Tinku infatti sono parte di una festa che dura tre giorni, dove sono previsti canti e balli, oltre a fiumi d'alcool che rendono il momento della lotta quasi mistico e coreografico.

Di questi tempi la presenza delle forze dell'ordine è una costante, in passato i tinku finivano anche con la morte di alcuni dei contendenti. Se un villaggio aveva avuto un raccolto misero in confronto al villaggio vicino, se voleva chiedere alla Madre Terra un anno raccolto più prospero dovevano spargere copioso il sangue dei vicini.

Ora la polizia al primo spargimento di sangue frena gli istinti dei guerrieri andini, ma i politici non ci pensano minimamente ad abolire del tutto quella che la Chiesa vorrebbe cancellare per sempre, una tradizione antica che la popolazione osserva fedelmente.

"Il Tinku è come uno psicologo che ci aiuta a superare i nostri traumi", ha detto Osvaldo Echevarria, un sostenitore ufficiale di Sacaca. "Noi dobbiamo imparare molto dal mondo, ma il mondo deve imparare molto anche da noi".


lunedì 7 giugno 2010

Combattimento in Tailandia

martedì 1 giugno 2010

LA GATKA

Arriva dall'India un'arte marziale forse poco conosciuta ma dal fascino antico e guerriero. La Gatka, la danza della spada che punta direttamente a raggiungere il contatto con il divino, sviluppando al contempo le potenzialità dell'individuo che diventa praticante. Giunge direttamente dalle popolazioni dell'India del Nord, di religione Sikh, popolazioni fiere e combattenti. La leggenda (ma fondata su solide realtà) vuole che, durante la presenza inglese in India, la testa dei Sikh veniva pagata a peso d'oro, tanto era il loro carattere fermo e deciso.

 

I Sikh erano persone pacifiche, dediti alla loro religione, all'agricoltura e soprattutto al commercio. I fini della Gatka erano profondi, l'arte di essere "Santo Guerriero" aiutava ad evolvere spiritualmente, attraverso la tecnica di difesa, liberandosi da molti stress psicofisici ed emotivi e purificando il flusso di energie in circolazione nel corpo fisico e nei livelli più sottili.

 

La spada è l'arma di punta della disciplina.

La spada è come un simbolo che ricorda il potere dell'anima. Apprendendo l'uso della spada, imparando a conoscerla, si impara a relazionarsi con sé stessi e ad andare oltre nella conoscenza di sé.

 

Come arte marziale si presenta semplice da apprendere e soprattutto veloce. Si dice che ai contadini venissero insegnate le tecniche in dieci giorni. In più l'utilizzo di più armi contemporaneamente permetteva sia di combattere diversi avversari allo stesso tempo, sia di utilizzare le stesse tecniche per imparare l'uso di più armi.

 

La Gatka è come una danza che accompagna il praticante ad abbandonarsi, lasciando che la mente allenti la sua stretta, per lasciar fluire la libera espressione di ognuno, la creatività, il motore principale dell'uomo. Proprio l'energia creativa guida alla scoperta delle potenzialità del corpo, facendolo muovere come per gioco, comunicando con la fonte primaria della creatività, la forza della creazione.

 

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